Che cosa deve cambiare nello statuto di protezione S secondo i Comuni

am 15. September 2022
Tempo di lettura: ca. 4min

Sotto la guida del suo presidente Hannes Germann, il 5 settembre 2022 l’Associazione dei Comuni Svizzeri (ACS) si è espressa, di fronte a un gruppo di lavoro del Dipartimento federale di giustizia e polizia, in merito alla situazione attuale e a un’eventuale revisione dello statuto di protezione S.

 
Tale statuto è stato applicato per la prima volta la scorsa primavera per le persone arrivate in Svizzera dopo essere fuggite dall’Ucraina. In effetti, in un primo momento questo strumento si è rivelato adatto per accogliere rapidamente un gran numero di profughi. Tuttavia, poiché lo statuto di protezione S è stato concepito negli anni Novanta, oggi sussiste una necessità di adeguamento giuridico, in particolare rispetto ai seguenti punti.

• Alloggio: Attraverso il rapido trasferimento dei profughi registrati dai centri federali d’asilo ai Cantoni e ai Comuni sono state aggirate le procedure di asilo già instaurate. Ciò ha portato a squilibri regionali, che si sono ulteriormente aggravati a causa dell’iniziale mancata applicazione della chiave di ripartizione proporzionale alla popolazione così come a causa dei numerosi alloggi privati.

• Integrazione: Il contributo per l’integrazione approvato dal Consiglio federale, pari a 3000 franchi all’anno per persona, serve unicamente per i corsi di lingua. Di conseguenza, attualmente sono i Comuni a dovere fornire numerosi servizi d’integrazione. Dal punto di vista dei Comuni occorrono quindi rapidamente delle norme che stabiliscano in modo chiaro le competenze in materia di integrazione e assistenza. Occorre tenere presente che lo statuto di protezione S è di per sé orientato al ritorno.

• Regolamentazioni speciali: Soprattutto negli ambiti dell’aiuto sociale, del ricongiungimento familiare e dei viaggi, le persone con statuto di protezione S godono di sostanziali privilegi rispetto ad altri individui richiedenti asilo. Ciò porta a una costante diminuzione dell’accettazione tra la popolazione, le autorità e i diretti interessati.

Per quanto riguarda una revisione dello statuto di protezione S, l’ACS propone quindi di limitarne l’assegnazione a persone che sono minacciate da un immediato pericolo alla propria vita e integrità fisica. Per poter gestire meglio il numero dei profughi, andrebbero valutate l’introduzione di quote fisse così come restrizioni regionali che limitino il diritto di asilo alle regioni particolarmente a rischio dell’Ucraina. Qualora la guerra in Ucraina si protraesse ancora a lungo, lo statuto di protezione S dovrebbe essere revocato, al fine di potere inserire le persone interessate nell’ambito del diritto d’asilo ordinario.

La presa di posizione dell’ACS in merito allo statuto di protezione S è disponibile qui (in lingua tedesca, con sintesi in italiano e in francese).


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