Ein Projekt des Schweizerischen Gemeindeverbands.
Un projet de l’Association des Communes Suisses.
Un progetto dell’Associazione dei Comuni Svizzeri.

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Votare è semplice: easyvote porta i giovani alle urne

10.09.2020

Alice Zollinger, collaboratrice easyvote presso la Federazione Svizzera dei Parlamenti dei Giovani

easyvote è un’offerta rivolta ai giovani e sostenuta dai comuni che incentiva la formazione d’opinione e la partecipazione politica dei giovani cittadini, tramite informazioni facilmente comprensibili e politicamente neutrali. 


Perchè easyvote?

“Su cosa si vota già? Quando troverò il tempo di informarmi? Questi temi sono troppo difficili, meglio non votare!” Domande e affermazioni di questo genere appartengono ormai alla quotidianità della vita politica dei giovani. In Svizzera, solo il 30% circa dei giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni partecipa alle votazioni e alle elezioni. Secondo il Monitor politico easyvote, una buona maggioranza dei giovani svizzeri pensa che il linguaggio troppo complicato usato in politica sia la causa principale che impedisce loro di andare alle urne. Sempre secondo questo studio, quasi la metà di tutti i giovani ritiene che non ci sia alcun partito ufficiale che corrisponda ai loro interessi. Più della metà di essi pensa che il Parlamento non prenda decisioni importanti per la loro vita quotidiana. Inoltre, i rappresentanti politici non riuscirebbero a motivare i giovani a partecipare alla vita politica.


"La Svizzera vota"
"La Svizzera vota"


Il programma easyvote, della Federazione Svizzera dei Parlamenti dei Giovani (FSPG), vuole cambiare questa situazione. Da ormai 13 anni, il nostro obiettivo è quello di dare ai giovani la possibilità di comprendere la politica e di formare un’opinione, fornendo informazioni neutrali e facilmente comprensibili, in modo che essi si sentano in grado di partecipare e di votare più facilmente. easyvote si basa sul motto "Dai giovani, per i giovani" e collabora con un gruppo di oltre 160 giovani volontari con diverse idee politiche e percorsi professionali.

Quali sono gli obiettivi di easyvote?

L’attività di easyvote si concentra su due problematiche egualmente importanti: da una parte, il nostro programma vuole ridurre il sovraccarico dei giovani per quanto riguarda il loro approccio alla politica. Gli ostacoli rappresentati dal linguaggio difficile e dal complicato sistema politico vengono superati grazie ad informazioni semplici sulle votazioni e le elezioni, accompagnate dall’educazione alla civica e alla cittadinanza. Dall’altra parte, easyvote mira a rafforzare l’interesse per la politica e il senso del dovere civico: per far ciò, produciamo costantemente prodotti mediatici, forniamo informazioni neutrali su temi politici di attualità e organizziamo diversi dibattiti.

Cosa offre easyvote?

Al centro delle misure proposte c'è l'opuscolo di voto, che si basa sul materiale di voto ufficiale inviatoci in anticipo dalla Cancelleria federale e dalle cancellerie di Stato. L'opuscolo easyvote si rivolge principalmente ai giovani tra i 18 e i 25 anni. Questo opuscolo, realizzato da giovani, offre il vantaggio di spiegare gli argomenti di voto in modo breve, chiaro e facilmente comprensibile. I termini più complicati vengono spiegati e viene posto l’accento sulla neutralità: si dà inoltre un’importanza particolare all'equilibrio tra gli argomenti pro e contro. Questo opuscolo informativo raggiunge personalmente i giovani che non sono attivamente interessati alla politica, dove le offerte online raggiungono solamente, anche grazie ad algoritmi, quei giovani che sono già interessati.

Attualmente, l'opuscolo easyvote viene inviato a più di 138'000 giovani in 523 comuni in tutta la Svizzera prima delle quattro date di votazione previste ogni anno a livello federale. In Ticino vengono distribuiti più di 18'000 esemplari in 62 comuni. Per easyvote, la collaborazione con i comuni è di fondamentale importanza: sono essi infatti che, con la sottoscrizione del loro abbonamento, si impegnano a portare più giovani alle urne. I comuni contribuiscono in modi differenti alla distribuzione dell’opuscolo, a dipendenza dell’abbonamento che sottoscrivono: se un comune ha scelto un invio per pacchetto, riceverà la quantità di opuscoli comandati circa quattro settimane prima delle votazioni da distribuire poi indipendentemente ai propri giovani. Se invece è stato scelto un invio diretto, il comune trasmette a easyvote due volte all’anno gli indirizzi del gruppo dei giovani ai quali desidera offrire l’opuscolo easyvote tramite una semplice piattaforma sicura online. Durante questo processo, la protezione dei dati trasmessi è garantita. I giovani ricevono in seguito l’opuscolo direttamente al loro domicilio circa quattro settimane prima di ogni data di votazione federale e cantonale. Distribuendo l’opuscolo easyvote, i comuni permettono così ai loro giovani di avvicinarsi alla politica e li incoraggiano a partecipare alla vita politica, sia a livello federale, che cantonale e comunale.


“Si rileva dai sondaggi che i rappresentanti politici non riuscirebbero a motivare i giovani a partecipare alla vita politica e che non ci sia alcun partito ufficiale che coincida con i loro interessi. In quest’ottica, è fondamentale sostenere le politiche giovanili in ogni ambito, così come tutte quelle iniziative e i progetti che se ne occupano. Il dicastero amministrazione, così come tutto il Municipio della Città di Mendrisio, ritiene che l’obiettivo perseguito da Easyvote sia lodevole e si condivide la necessità di promuovere maggiormente l’esercizio del diritto di voto da parte dei giovani.”  Samuele Cavadini, sindaco Città di Mendrisio


Oltre agli opuscoli, easyvote produce dei video esplicativi per ogni tema in votazione a livello federale, che spiegano l’argomento in modo semplice con l’aiuto di rappresentazioni grafiche. Le informazioni principali sul nostro progetto sono riportate sul nostro sito internet. Infine, easyvote è presente su tutti i maggiori social media (Facebook, Instagram, Twitter e TikTok).

Come vengono prodotti gli opuscoli easyvote?

La produzione degli opuscoli easyvote è un vero e proprio lavoro di gruppo, con partecipanti provenienti da tutta la Svizzera e con idee politiche differenti. I testi easyvote, redatti inizialmente all’interno del team, vengono sottoposti in seguito a un controllo di neutralità e ad un controllo di semplicità. Infine, i testi sono sottoposti ad una verifica da parte di esperti, che controllano la correttezza del loro contenuto. La produzione degli opuscoli easyvote è sostenuta da più di 160 preziosi giovani volontari in tutta la Svizzera, senza i quali il nostro lavoro non sarebbe possibile.

easyvote… perché no!

Gli effetti positivi di easyvote non si fermano alle statistiche sull'affluenza alle urne: l'educazione alla cittadinanza e l'interesse per la politica comunale, cantonale e federale è un processo che ci accompagna per tutta la vita. Dando ai giovani le chiavi per appropriarsi della politica in modo semplice e neutrale a partire dalla maggiore età, easyvote li sostiene nel loro processo di formazione dell'opinione e li accompagna con informazioni che permettono loro di partecipare alle discussioni senza paura.


Cartina svizzera dei Comuni easyvote
Cartina svizzera dei Comuni easyvote


Nel 2020, easyvote conta sul sostegno di ben 523 comuni in tutte le regioni linguistiche della Svizzera. In Ticino, i Comuni che hanno aderito ad easyvote sono 62. Grazie per la vostra fiducia!

Più informazioni su: https://www.easyvote.ch/it.

 
 

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Cittadini a scuola per esserlo nella società

21.07.2020

Simona Corecco, Collaboratrice della Sezione degli enti locali (Dipartimento delle Istituzioni del Canton Ticino)

Scegliere un futuro è costruire un presente

Anche in Ticino, il sistema di milizia elemento cardine della democrazia partecipativa a tutti i livelli, è in difficoltà come lo è il mondo associativo, alla ricerca costante di nuove leve. La politica interessa sempre meno le giovani generazioni e l’operazione di compilare le liste agli appuntamenti elettorali è fonte di affanni per tutti i partiti. Le aggregazioni hanno temporaneamente risolto il problema nei piccoli comuni ticinesi ma hanno nel contempo aumentato la distanza tra la politica e i cittadini. Con la mobilità e il crescente individualismo, si è affievolito il senso d’appartenenza che è un importante attivatore dell’impegno politico a livello locale.


I segnali d’allarme sono tanti e tali che anche la Sezione enti locali ha ritenuto di dover fare qualche cosa. Tutto è partito dal Seminario di studio dedicato al tema della politica di milizia, tenutosi a Bellinzona poco più di un anno fa, il 23 e 24 maggio 2019, che l’Associazione dei Comuni Svizzeri (ACS) ha organizzato in concomitanza con la 65esima Assemblea generale. Dagli impulsi di quella giornata, è nata l’idea di sperimentare un progetto di democrazia attiva nelle classi di scuola elementare (secondo ciclo). In Ticino, l’Educazione civica, alla cittadinanza e alla democrazia è diventata, per decisione del popolo, una materia obbligatoria dal settembre 2018 nelle scuole medie e nelle medie superiori e professionali. Per le scuole elementari, fa stato il Piano di studio della scuola dell’obbligo che persegue l’obiettivo di fornire agli studenti quelle determinate competenze per permettere loro di impegnarsi attivamente alla costruzione di una società democratica e capirne le regole del gioco. “Senza educazione politica, dice il Pestalozzi, il popolo sovrano è un fanciullo che scherza col fuoco, e che rischia ad ogni momento di incendiare la casa” (da “L’Educatore della Svizzera Italiana”, L’importanza dell’insegnamento delle leggi politiche e comunali in una scuola pubblica, dicembre 1911, p. 168).

La Sezione degli enti locali, che in seno al Dipartimento delle istituzioni ha il compito di vigilare e supportare Comuni, Consorzi e Patriziati, ha voluto “osare” in un settore, quello scolastico, che non è propriamente di sua competenza, mettendo in piedi un progetto di cittadinanza attiva, con un gioco di ruolo alle scuole elementari, pensato per bambini di 9 e 10 anni dal titolo “A scuola di democrazia”. Il progetto include, sull’arco di 4 mesi, due lezioni in classe volte a spiegare ai bambini che cos’è il Comune, qual è il suo ruolo e come funziona; uscite e attività fuori sede, per esempio una visita all’amministrazione comunale; ed un gioco di ruolo durante il quale i bambini vestono i panni dei consiglieri comunali e vivono un processo democratico basato sulle medesime regole che valgono nel mondo reale.


La scuola ti dà le ali per volare
Che cos’è la cittadinanza attiva?

La cittadinanza attiva, detta anche civic engagement, esprime la voglia dei cittadini di fornire un contributo attivo alla costruzione della convivenza civile, mostrando interesse per il bene comune e solidarietà per la propria comunità. La cittadinanza attiva nasce da un senso di appartenenza a una comunità e si manifesta in gesti di rispetto e in un impegno attivo nella sfera civile e/o in quella politica (“voglio contribuire a costruire il bello”).
 


Perché è importante partire dal Comune? Il Comune è la cellula del nostro sistema federalista. Come nella geometria frattale, vale il concetto di autosomiglianza: se si capisce come funziona il Comune, è più chiaro cosa fa lo Stato. A 9-10 anni, il Comune è un solido punto di partenza del percorso di conoscenza della civica, perché le attività quotidiane dei bambini ruotano perlopiù attorno a esso (scuola, giochi, amici, tempo libero, sport). Tasselli di vita che diventano memoria e contribuiscono a strutture il senso di appartenenza. E tanto più ci si sente parte di qualche cosa (“il mio territorio, la mia comunità, i miei amici”), maggiore è la voglia d’impegnarsi per esso, passando da una modalità di spettatore a quella di attore e partecipante (“voglio contribuire al bello e al buono”).

Come spiegare che cos’è un Comune e come funziona a dei bambini di 9-10 anni? Per trasmettere conoscenza, occorre incuriosire ed emozionare. Secondo le neuroscienze, quando si creano emozioni positive (o negative), si attiva la memoria a lungo termine mentre quando prevale la noia, il “sapere” è destinato all’oblio. Questa è forse la sfida più grande: lasciare un’impronta positiva. Se chiedete ad un bambino che cos’è il Comune, vi risponderà attraverso immagini visive che sono le montagne, la piazza, il nucleo del paese, il campo da calcio, la scuola, la Chiesa, l’edificio della casa comunale. Tutti elementi che appartengono in modo diverso al loro vissuto quotidiano. Sapere che cos’è un Comune e come funziona diventa così un’occasione per ricomporre i vari tasselli del puzzle che compongono insieme la loro realtà e dare un nome all’ordine che governa le cose. Se ci sono le strade, la scuola e l’acqua o la piscina comunale è perché “qualcuno” ha deciso di realizzarli in risposta a dei bisogni. Con un linguaggio adatto ai bambini, e possibile spiegare cosa s’intende per “beni pubblici”, “bisogni collettivi” e “qualità di vita” e tutto questo diventa un’occasione per riflettere sul senso della comunità e sull’importanza dello “stare bene insieme”, perché ci costruiamo dentro le relazioni con gli altri. La promozione della qualità di vita non è un compito esclusivo del Comune. Tutti noi dobbiamo fare la nostra parte. Dopo le prime due lezioni introduttive, ha inizio il gioco di ruolo.


Cosa porta i cittadini ad essere “engagiert”?

Sono necessari un “sapere” che comprende la consapevolezza delle proprie capacità (“saper fare”), la giusta motivazione (“voler fare”) e la possibilità d’intervenire ed agire (“poter fare”). L’esperienza di cittadinanza attiva agisce su questi tre elementi motivazionali ed ha quale tema “Il mio Comune, la mia casa”, titolo ispirato all’omonima pubblicazione dell’ACS.
Il mio Comune, la mia casa
 


Perché un gioco di ruolo? È il momento più interessante del progetto, un modello di apprendimento esperienziale. Aiuta gli allievi a dare un senso alle loro conoscenze, mettendoli nella condizione di usarle: grazie a questo “poter fare”, il “sapere” acquisito nelle lezioni introduttive diventa “saper essere”. In altre parole, durante le lezioni si cerca di illustrare ai bambini con parole semplici alcuni degli utensili dentro la cassetta-attrezzi del cittadino svizzero. Il gioco di ruolo insegna loro ad adoperarli. La speranza è che un’esperienza positiva ed emozionante in questo ambito possa fungere da imprinting tale da indure i piccoli cittadini-in-erba di oggi a essere cittadini attivi domani.

Dove sta l’originalità del progetto? Nell’apprendimento di tipo esperienziale e nell’amalgama dei contenuti proposti. È come un quadro: ci sono i colori, c’è una tela e poi c’è il pittore. Per questo occorre il giusto entusiasmo e il coinvolgimento da parte di tutti: Municipio, Direzione scolastica, Insegnante, allievi. Un ruolo importante lo ha avuto il Direttore dell’Istituto scolastico, il signor Giovanni Carenini, che sin da subito ha creduto in questo progetto e lo ha sostenuto con grande passione in tutte le sue fasi. Poi bisogna essere creativi, anche nel modo di approcciare questi temi con i bambini, il che non è un fatto scontato. La Sezione enti locali ha sviluppato per questo alcune attività didattiche ad hoc, ispirandosi anche al libretto Il mio Comune, la mia casa pubblicato dall’ACS.

A causa dell’ordinata chiusura di tutte le scuole da parte del Consiglio federale in reazione all’emergenza Covid, l’avanzamento del progetto ha subito una battuta d’arresto ad una settimana dalla prima seduta di Consiglio Comunale, il momento più atteso dai bambini. Il Direttore d’Istituto ha assicurato che il progetto riprenderà a settembre. Nel frattempo, le prime attività proposte hanno dato i primi germogli. I bambini hanno compreso che per funzionare il Comune ha bisogno dell’impegno di tutti e che questo impegno ha inizio con il rispetto degli altri, delle strutture pubbliche, del territorio e dell’ambiente. E che un gruppo è tanto più forte quanto è maggiore il senso di comunità, con i suoi valori di rispetto, amicizia e fiducia. Le diverse attività didattiche hanno mostrato come esistono molti modi per dare il proprio contributo e non importa quanto grande esso sia. Proprio come nella favola africana del colibrì, che ricorda a tutti noi che ogni goccia è importante e che i più piccoli gesti, sommati ad altri tanti piccoli gesti, possono generare grandi cambiamenti. Abbiamo bisogno di tanti piccoli colibrì, che con la forza di dei loro sogni e la capacità di credere in sé stessi e nelle possibilità offerte, riescono a dare un contributo positivo alla costruzione della società.


Assieme siamo un capolavoro
 
 
Simona Corecco
Collaboratrice scientifica
Sezione degli enti locali
simona.corecco@ti.ch
091 814 17 24

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Approfondimento: Partecipazione dei bambini e dei giovani

18.05.2020

Quali sono le possibilità di partecipazione di bambini e giovani alla politica e alla società? Quale importanza viene data al loro coinvolgimento e quale peso alla loro voce, in generale e negli ambiti che li riguardano direttamente? E quindi, come si può promuovere e migliorare la partecipazione di bambini e giovani? A queste ed altre domande è dedicata la prossima rubrica tematica di in comune.


«La partecipazione dei bambini è una lezione anche per gli adulti che, ascoltando le opinioni dei più piccoli, possono imparare a considerarli non più “cittadini del futuro”, bensì soggetti politici del presente, in grado di influenzare e migliorare la società. Quando interpellati, i bambini e le bambine esprimono un punto di vista diverso da quello dei grandi su come dovrebbe essere la realtà che li circonda e, come adulti, abbiamo la responsabilità e il dovere di ascoltarli.»

"Diritto alla partecipazione: la parola ai bambini!" della Fondazione ASPI


Secondo l’Ufficio federale di statistica, all’incirca un quinto della popolazione svizzera ha tra 0 e 19 anni ed appartiene quindi alla categoria “giovani” (dati 2019). La politica dell’infanzia e della gioventù dipende da diversi attori, ma è di principale responsabilità dei Cantoni e dei Comuni.

Quando si parla di partecipazione dei giovani, si pensa spesso in primo luogo alla partecipazione alla vita politica, conferita dalla maturità politica, che accorda il diritto di votare e di essere eletti. In Svizzera si può votare a livello federale a partire dai 18 anni di età (fino al 1991, la maturità politica si raggiungeva all'età di 20 anni). Per quanto riguarda le votazioni cantonali e comunali, ogni Cantone è in principio libero di abbassare questa soglia d’età. Attualmente, solo il Canton Glarona ha compiuto questo passo: dal 2007 i glaronesi possono votare dai 16 anni (diritto di elezione dai 18 anni). Proposte in tal senso sono state avanzate in diversi altri Cantoni – Vaud, Zurigo, Berna, Neuchâtel per citarne alcuni – senza però aver avuto finora lo stesso successo.

La questione suscita un acceso dibattito che offre interessanti spunti di riflessione sul funzionamento democratico. Così pure come sulla questione della condivisione delle responsabilità. Se, da un lato, viene spesso messo l’accento sulla scarsa partecipazione politica dei votanti più giovani, dall’altro, avvenimenti come le recenti dimostrazioni giovanili contro il cambiamento climatico possono essere lette come la volontà dei giovani di partecipare alla politica, esprimere la loro opinione ed assumere la loro parte di responsabilità.

L’educazione civica è fondamentale per la partecipazione politica e sociale dei futuri cittadini: il ruolo principale in questo ambito è affidato alla scuola, che deve fornire a bambini e giovani le nozioni di base dell’assetto politico ed istituzionale dello Stato.

I parlamenti dei giovani, già presentati anche in altre occasioni su in comune, che riflettono su una scala più piccola il parlamento degli adulti, rappresentano un’opportunità per i giovani di avvicinarsi alla politica. La Federazione Svizzera dei Parlamenti dei Giovani FSPG promuove la partecipazione politica dei giovani, ad esempio con il programma easyvote e il progetto engage.ch. La Sessione federale dei giovani, istituita nel 1991 e sostenuta dalla Confederazione in virtù della Legge sulla promozione delle attività giovanili extrascolastiche (LPAG), organizzata dalla Federazione Svizzera delle Associazioni Giovanili (FSAG), offre ogni anno a 200 giovani dai 14 ai 21 anni la possibilità di presentare le proprie richieste ai parlamentari nella cornice di Palazzo federale. Per i più piccoli esistono parlamenti dei bambini: un bell’esempio è fornito dalla Città di Berna, il cui parlamento dei bambini (dagli 8 ai 14 anni) si riunisce due volte all’anno.

Adottando la focale più ampia caratteristica di in comune ed andando al di là della partecipazione in ambito politico si può rilevare che sono numerose le modalità di coinvolgimento di giovani e bambini a livello comunale e cantonale, promosse da un gran numero di professionisti – responsabili e collaboratori dei servizi dell’infanzia e della gioventù, ricercatori, operatori sociali, fra gli altri.

Vanno citate anche le iniziative di associazioni ed organizzazioni di settore che promuovono la partecipazione dei minori. L’iniziativa per la distinzione «Comune amico dei bambini» dell’UNICEF, ad esempio, promuove processi volti a migliorare la vivibilità del Comune dal punto di vista dei bambini, sostenendo l’attuazione a livello comunale della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo. L’art. 12 di questo importante documento, ratificato dalla Svizzera nel 1997, dichiara il diritto dei bambini di esprimere la propria opinione e di es¬sere ascoltati.

Ecco un principio di partecipazione: ascoltare e riconoscere il punto di vista dei bambini e dei giovani significa accordare loro il diritto di partecipare. Ciò implica anche concedere, e viceversa assumere, un certo grado di responsabilità, che può essere considerato un fattore di sviluppo della propria persona e della comprensione del proprio “posto” nella società.

In questa rubrica, grazie ai contributi di esperti del settore, sarà dato ampio spazio a riflessioni sul tema. Saranno presentati progetti destinati ai bambini la cui realizzazione è stata possibile prendendo in considerazione i loro punti di vista: non solo, integrandoli alle idee degli adulti per migliorare progetti futuri.

Auguriamo a tutti voi una piacevole lettura e ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questa rubrica!

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Al fine di rendere la lettura più scorrevole nel testo è utilizzata unicamente la forma maschile.
 
 

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Prove generali di partecipazione

09.04.2020

Marzio Della Santa, Capo della Sezione degli enti locali (Dipartimento delle Istituzioni del Canton Ticino)

Sono trascorsi solo due mesi dal 4 febbraio, quando, a Lugano, è andato in scena il secondo appuntamento organizzato per favorire il dialogo tra il Cantone e tutti gli attori attivi nei Comuni ma non solo. Tra i presenti Consiglieri di Stato, Gran Consiglieri, Sindaci, Municipali, Consiglieri comunali, Segretari comunali, funzionari e tecnici comunali, responsabili di case di riposo e di istituti scolastici nonché funzionari cantonali. Un grande successo in termini di partecipazione, di interesse mediatico e soprattutto di contatti attivati grazie all’evento.


Mentre traduco su un foglio di word i ricordi di quel giorno, quando la nostra normalità era davvero ordinaria, non posso che rimanere sorpreso ancora una volta di quanto sia affascinante il nostro sistema democratico. Il motivo è presto detto: abbiamo la fortuna di vivere in un Paese dove i cittadini sono davvero la linfa vitale della democrazia elvetica. Ognuno ha l’opportunità di essere parte integrante del processo decisionale, dal livello locale a quello federale.

La partecipazione ai nostri giorni

Malgrado il privilegio che viviamo a livello di partecipazione democratica, una serie di fattori, tra cui la crisi dei partiti e della politica tradizionale, l’individualismo dilagante, come tendenza a svalutare gli interessi o le esigenze della collettività, e la forte evoluzione dei mezzi di informazione, hanno portato i cittadini ad allontanarsi dalle istituzioni pubbliche, creando un vero e proprio divario. Nel caso del Ticino, le aggregazioni comunali hanno accentuato ulteriormente questa distanza. Per un Comune, la partecipazione attiva dei propri cittadini è l’ingrediente senza il quale il piatto della democrazia risulterebbe insipido, di conseguenza gli enti locali hanno oggi più che mai bisogno dell’impegno attivo della propria popolazione. Ma non va pure dimenticato che la capacità di coinvolgerla nella vita politica locale rafforza la coesione sociale e promuove uno scambio di idee, di visioni tra popolazione e Comune utili all’intera collettività. Ci troviamo nel nucleo di un altro principio civile che ci caratterizza: la responsabilità individuale. Laddove vi è dialogo e coinvolgimento reale dei cittadini, questi si sentono presi sul serio dalle loro istituzioni locali e si identificano maggiormente con il proprio Comune di residenza; con questi presupposti diviene naturale e anche indispensabile per il cittadino partecipare ai processi decisionali con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita sua e della comunità in cui risiede. È quindi chiaro che un forte legame sociale tra le istituzioni pubbliche locali e i cittadini consente di forgiare positivamente la vita nel Comune e di influire sul suo sviluppo e la sua legittimità.

L’approfondimento della funzione democratica

«Come coinvolgere il cittadino nei processi decisionali?»: da questo quesito sono stati impostati i lavori del pomeriggio di studio. Abbiamo voluto avviare una serie di piste di riflessione per scoprire, insieme a chi nei Comuni lavora, quella che mi piace definire la funzione democratica del Comune, ovvero «l’insieme delle pratiche che servono a coinvolgere i cittadini della collettività locale, attivandoli con ruoli e responsabilità diversi nel processo decisionale, portandoli a realizzare una politica locale». Negli altri tre seminari sono state discusse e approfondite le altre tre funzioni del Comune: quella politica, quella comunitaria e quella legata all’erogazione dei servizi.

Le conclusioni

Gli spunti emersi sono davvero interessanti. Anzitutto, si è percepito il bisogno di coinvolgere la popolazione nel processo decisionale, sin dalle sue fasi iniziali. Nella pratica questo come si potrebbe tradurre? Se un Comune promuove un progetto per la realizzazione di un nuovo istituto scolastico, uno degli edifici più simbolici per la comunità locale, che tocca molti cittadini da vicino, è bene che li coinvolga sin da subito. Come farlo? Presentando loro gli intenti, cercando di cogliere le aspettative, non solo scolastiche, della cittadinanza, capendo quali sono le perplessità, ma anche le certezze del progetto, i punti di debolezza come quelli di forza. In questo modo, prima che la proposta definitiva approdi sul tavolo del legislativo per l’approvazione, si sarà già tenuto conto del volere della popolazione. Questo non può che favorire l’accettazione del progetto.

In secondo luogo, è stata discussa la difficoltà riscontrata da tanti Comuni di trovare persone disposte a occupare una carica pubblica, e quindi a candidarsi come Municipali o Consiglieri comunali. Le elezioni del 2020, che sono state rimandate al prossimo anno, hanno evidenziato questo problema oggettivo e piuttosto diffuso. A detta dei partecipanti al seminario, la creazione di liste civiche sarebbe in grado di coinvolgere individui che i partiti politici non riuscirebbero altrimenti ad attirare. Questa potrebbe essere una via da percorrere, laddove la cultura politica locale lo permette, ma non sarebbe di sicuro la panacea di tutti i mali, anche per il rischio di personalismi all’interno delle liste.

Infine, la maggior difficoltà nel favorire la partecipazione dei cittadini la si riscontra nei Comuni più popolosi: un problema noto da tempo, che sapientemente alcune grandi realtà hanno iniziato ad affrontare con consapevolezza e determinazione. Ad esempio ripensando nella forma e nello scopo le vecchie Commissioni di quartiere e curando le relazioni con la popolazione che vive nei vecchi Comuni di una volta. Un tentativo che in città come Lugano e Bellinzona inizia a dare i propri frutti.

Quello che il Simposio ha fatto emergere non è tanto o solo la consapevolezza dell’esistenza di un malessere diffuso, quanto la voglia e la determinazione di cercare soluzioni efficaci, capaci di stimolare il cittadino consumatore di oggi a diventare cittadino attore di domani. Presto, appena l’emergenza sanitaria in corso ce lo consentirà, inizieremo ad approfondire gli spunti emersi durante l’evento di febbraio. Vogliamo nutrire questa nuova rete di contatti e insieme creare nuove opportunità di coinvolgimento della cittadinanza. Tutti insieme, partecipando attivamente, potremo definire e costruire il Comune di domani. Il Comune dei cittadini. Il nostro Comune.


La seconda edizione del Simposio sui rapporti tra il Cantone e i Comuni si è tenuta il 4 febbraio 2020. Al centro del dibattito, il ruolo che il Comune deve avere ai nostri giorni nel contesto istituzionale. Per maggiori informazioni sul Simposio, cliccare qui.

 
 
 
 

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Approfondimento: partecipazione digitale

13.12.2019

Termini come e-government, e-voting e tecnologie civiche sono sulla bocca di tutti. Ma cosa significano per la partecipazione dei cittadini svizzeri? in comune affronta il tema della digitalizzazione e della partecipazione digitale in una rubrica propria e si occupa in particolare della questione se e in quale misura la digitalizzazione può promuovere la partecipazione della popolazione alla vita del proprio comune.


La digitalizzazione ha cambiato la nostra vita. Le tecnologie moderne hanno reso più rapido e semplice lo svolgimento delle azioni più diverse, come per esempio acquistare online un capo d’abbigliamento o un biglietto per un concerto o un biglietto aereo. Internet e i dispositivi elettronici hanno anche reso più semplice entrare in contatto con persone che condividono gli stessi interessi e passioni simili: grazie all’utilizzo di piattaforme online oggi possiamo scambiare informazioni ed opinioni in tempo reale.

L’uso di internet non giova solo alle persone per i propri scopi personali. Sempre più amministrazioni utilizzano infatti internet per presentare i propri servizi alla popolazione e informarla su temi d’attualità ed eventi importanti. L’accesso dei cittadini alle informazioni dell’amministrazione è facilitato e molte pratiche amministrative possono oggi essere svolte online, tramite le piattaforme digitali dei diversi enti. I termini di e-government o amministrazione digitale si riferiscono proprio all’utilizzo da parte dei governi dei processi elettronici moderni per comunicare o raccogliere informazioni. I servizi online facilitano alle amministrazioni l’erogazione di servizi e l’espletamento di pratiche amministrative.

in comune affronta il tema della digitalizzazione e della partecipazione digitale in una rubrica propria. Il tema non è nuovo, ma continua a rimanere d’attualità. In settembre ha avuto luogo in diverse città svizzere la seconda edizione del Digital Day, un’iniziativa patrocinata dal mondo economico, dagli enti pubblici e dalla comunità scientifica. In marzo, la Federazione Svizzera dei Parlamenti dei Giovani (FSPG) ha tenuto la prima conferenza sul tema della Civic Technology, termine con il quale ci si riferisce alla partecipazione attiva dei cittadini al processo politico attraverso l’utilizzo di piattaforme e strumenti digitali. In questa occasione sono stati analizzati opportunità e rischi legati alla tecnologia civica ed è stata sottolineata la necessità di informare e sensibilizzare il pubblico al riguardo.

Tra le forme di partecipazione politica digitale va menzionato l’e-voting (voto elettronico) che, secondo i suoi sostenitori, semplifica la procedura di voto, impedisce il deposito di schede nulle e rende più efficiente il conteggio dei voti. Il voto elettronico pone tuttavia importanti interrogativi in termini di sicurezza e quindi di protezione dei dati personali da un lato e di rischio di manipolazione dei voti dall’altro. Attualmente in Svizzera non è possibile votare o eleggere online. La Confederazione sta esaminando la possibilità di introdurre il voto elettronico e negli ultimi anni, una decina di cantoni ha mosso i primi passi in questa direzione sperimentando alcuni processi digitali.

Un altro aspetto importante della partecipazione digitale è quello dell’accessibilità. Non tutti i cittadini hanno infatti accesso a internet e agli strumenti elettronici. Vanno dunque considerate le implicazioni del cosiddetto divario digitale (“digital divide”).

Nelle prossime settimane approfondiremo il tema della partecipazione digitale e del ruolo che essa può svolgere nella promozione della partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla vita del loro comune. Presenteremo dei progetti che offrono alla popolazione nuove modalità di partecipazione e pubblicheremo contributi di esperti del settore per capire come sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle nuove tecnologie digitali.

Ringraziamo di cuore tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa serie e auguriamo a tutti buona lettura!

 
 
Glossario


  • Per e-government (Governo elettronico) si intende il ricorso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) nelle amministrazioni pubbliche, coniugato a un cambiamento organizzativo e a nuove competenze, con l’obiettivo di migliorare i servizi al pubblico, rafforzare il processo democratico e sostenere le politiche pubbliche. (Fonte)
  • Civic Technology: Il termine Civic Technology o Civic Tech si riferisce in generale a una serie di dispositivi digitali che mirano ad avvicinare i cittadini ai processi politici, trasformando il funzionamento della democrazia attraverso un rinnovo delle forme di partecipazione e impegno civico. (Fonte)
  • E-Voting (Voto elettronico): Con il voto elettronico i cittadini hanno la possibilità di votare via Internet e di esprimere così il proprio voto ovunque si trovino e senza essere legati a un orario. (Fonte)
  • Digital divide (divario digitale): Il termine indica il divario esistente tra chi ha accesso alla tecnologia (in particolare computer e Internet) e chi ne è escluso. (Fonte)

 
 

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Approfondimento: la partecipazione degli stranieri in Svizzera

14.08.2019

In Svizzera, tutte le donne e gli uomini che hanno compiuto 18 anni e che possiedono la cittadinanza svizzera possono partecipare alle votazioni e alle elezioni federali, cantonali e comunali, nonché lanciare un referendum o un'iniziativa popolare, o firmarli entrambi. I cittadini svizzeri maggiorenni residenti all'estero possono partecipare a votazioni ed elezioni a livello federale, ma solo alcuni Cantoni e Comuni concedono loro tali diritti.


Il diritto di voto e di elezione degli stranieri residenti in Svizzera è regolato in modo molto diverso. In Svizzera, gli stranieri sono completamente esclusi dalla partecipazione politica a livello nazionale. Non potendo infatti prendere parte alle votazioni o alle elezioni federali, essi non hanno la possibilità di partecipare attivamente nella società attraverso il diritto di voto. Tuttavia, i Cantoni e i Comuni possono adottare norme proprie sulla partecipazione politica e quindi concedere agli stranieri il diritto di partecipare alle votazioni cantonali o alle votazioni e alle elezioni comunali. La concezione di tali diritti varia è molto diversa, motivo per cui la possibilità di partecipazione politica per gli stranieri dipende fortemente dal loro luogo di residenza.

Alla fine del 2017, la quota di stranieri nella popolazione residente in Svizzera era del 26,8% (fonte: Ufficio federale di statistica). Ciò solleva la questione se abbia senso escludere circa un quarto della popolazione dalla partecipazione politica. L'esclusione di una determinata categoria di persone dalla partecipazione democratica può avere effetti anche sul suo interesse per altri settori socio-politici rispettivamente sulla sua partecipazione attiva alla vita sociale. La discussione sull'introduzione del diritto di voto e di eleggibilità a livello comunale e cantonale per le persone senza la cittadinanza svizzera è in corso dalla metà del XX secolo. In alcuni Cantoni, i diritti politici per gli stranieri sono stati introdotti diversi decenni fa, mentre in altri Cantoni sono stati (in alcuni casi anche nettamente) respinti. I Cantoni e i Comuni concedono il diritto di voto agli stranieri si trovano prevalentemente nella Svizzera occidentale. Al contrario, la Svizzera tedesca e il Ticino non riconoscono quasi nessun diritto politico per gli stranieri. Se uno straniero vive quindi in un Comune o in un Cantone in cui non ha diritti politici, come può far sentire la propria voce, apportare dei cambiamenti e contribuire attivamente alla società?

Nelle prossime settimane, sul nostro sito web in-comune.ch esamineremo e discuteremo il tema della partecipazione degli stranieri da diverse prospettive. Non si tratta di un appello alla partecipazione politica degli stranieri; desideriamo piuttosto mostrare, con l’aiuto di alcuni esempi, quali possibilità esistono già oggi per gli stranieri di impegnarsi nella società e di partecipare attivamente alla vita sociale, indipendentemente dalla concessione dei diritti politici. Riteniamo che la partecipazione vada ben oltre il semplice diritto di voto e di eleggibilità. Presenteremo progetti e, con l'aiuto di esempi di buone pratiche, mostreremo come la popolazione straniera può esporre e far valere le sue preoccupazioni in politica, ma anche come può impegnarsi per e nella società e parteciparvi attivamente. Mostreremo anche nuovi modi per aumentare la partecipazione di diversi gruppi di popolazione alla vita pubblica e per migliorare le possibilità di concertazione, costruzione comune e codecisione. Gli esempi pratici saranno completati da contributi di esperti del settore, attivi in ambito accademico ma anche a livello pratico. L’obiettivo è di stimolare la discussione sul tema.

Ringraziamo di cuore tutti coloro che si impegnano per la partecipazione e tutte le persone che hanno contribuito a questa serie e vi auguriamo una buona lettura!

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Affluenza alle urne – talvolta meno è meglio?

12.11.2018

Thomas Milic, Istituto di scienze politiche, UZH

In media, meno della metà degli aventi diritto di voto partecipa alle votazioni federali, mentre per quelle cantonali e comunali in genere il tasso scende ulteriormente. Questa partecipazione cronicamente bassa è stata ed è spesso deplorata con fiumi di parole e si contrappone all’ideale teorico della cosiddetta democrazia partecipativa: il coinvolgimento di tutti nelle decisioni popolari. Ma non tutti condividono questa tesi. I fautori della teoria democratica elitaria, come il filosofo Joseph Schumpeter, sostengono che non sia dannosa per il funzionamento di una democrazia, ma che al contrario sia benefica, purché voti una minoranza numericamente esigua, ma altamente informata. Soprattutto nella politica svizzera vicina al popolo, questa visione "elitaria" non è molto popolare e quasi nessuno osa professarla apertamente. Le reazioni dopo le votazioni federali rivelano tuttavia che questa visione è forse più diffusa di quanto non si pensi. Infatti, dopo le votazioni, i “perdenti” vanno ripetendo che l’elettorato non fosse sufficientemente informato o – in fin dei conti anche questo è sinonimo di informazioni insufficienti – che fosse stato deliberatamente fuorviato. Di tanto in tanto si è persino chiesto di ripetere il voto per correggere una decisione "sbagliata", perché non informata. Questa rivendicazione dimostra che la legittimità di una decisione popolare è messa in discussione se si basa su informazioni insufficienti.


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Il problema in questo caso è che probabilmente esiste spesso una correlazione negativa tra livello di partecipazione e livello di informazione. È ovvio che idealmente tutti dovrebbero essere coinvolti e al contempo ben informati. Tuttavia è realistico supporre che un’alta affluenza riduca la qualità decisionale. Ovviamente non è una legge di natura, ma vale più spesso del suo contrario. Si pensi anche al fatto che spesso gli oggetti in votazione sono diversi. Sappiamo che il tasso di partecipazione tra le varie proposte presentate varia solo minimamente. Questo a sua volta significa che molti elettori si esprimono su proposte su cui non si sarebbero mai pronunciati se contemporaneamente non si fosse votato per un’altra questione molto più sentita. Il modo migliore per spiegare che cosa voglio dire è fare un esempio: chiunque abbia deciso, ad esempio, di partecipare eccezionalmente alla votazione sull’Iniziativa per l’attuazione (IA, 28 febbraio 2016) - perché la proposta ha destato particolare interesse – in genere ha votato anche per le altre tre proposte nazionali. La partecipazione tra l’IA (63,7%) e l’iniziativa contro la speculazione sulle derrate alimentari (62,9%) differisce di soli 0,8 punti percentuali. Tuttavia, questo stesso elettore difficilmente si sarebbe espresso se in contemporanea non si fosse votato sull’IA. Il punto è: si suppone che questa persona non abbia approfondito particolarmente anche la questione della speculazione alimentare (o gli altri due progetti del 28.2.2016), poiché è andata a votare solo per via dell’IA. Si ritiene pertanto che l’elevata affluenza per l’IA abbia avuto un effetto sulla qualità decisionale degli altri tre progetti. Un’elevata affluenza alle urne è dunque nociva per la qualità delle decisioni prese alle votazioni popolari? Ho esaminato più da vicino l’esempio del 28 febbraio 2016, in cui si votava sulla controversa IA, che ha registrato un’affluenza insolitamente alta (63,7%), ma allo stesso tempo anche su altre tre proposte meno controverse.

In primo luogo, vorrei spendere due parole sull’espressione "qualità decisionale", alquanto imprecisa e pluridimensionale. Una dimensione, ad esempio, è il livello di informazione degli elettori. Effettivamente, per la speculazione alimentare, gli svantaggi per le coppie sposate e la costruzione della seconda canna del San Gottardo, gli elettori erano meno informati che per l’IA, c’era da aspettarselo. Ma questo non significa necessariamente che anche questi elettori abbiano votato in modo sbagliato, cioè in contrasto con le loro effettive preferenze. La ricerca sulla cognizione politica dimostra che anche gli elettori scarsamente informati sono in grado di prendere una decisione razionale e "giusta" grazie ad ausili decisionali mentali come slogan di partito, spiegazioni di voto del Consiglio federale, ecc. In altre parole, anche se queste persone mal informate fossero state ben informate, avrebbero votato esattamente la stessa cosa. Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare: con il minimo impegno mentale, questi elettori hanno raggiunto esattamente lo stesso obiettivo di quelli che si sono dedicati intensamente al tema. La stessa cosa è successa anche il 28 febbraio 2016? Questo è esattamente ciò che volevo scoprire con l’esempio della speculazione alimentare, servendomi del concetto di "voto corretto". L’attenzione si è concentrata su coloro che hanno votato principalmente a causa dell’IA e che altrimenti non si sarebbero espressi. Poiché, come spiegato poco fa, il sospetto è che fossero stati loro a minare la qualità decisionale. Un sospetto tuttavia difficile da giustificare: secondo il mio studio, circa l’undici per cento degli elettori ha votato erroneamente sulla speculazione alimentare. Questa percentuale non è molto più elevata tra gli "elettori occasionali", cioè coloro che non votano quasi mai, ma che per una volta con l’IA l’hanno fatto. Nel caso della speculazione alimentare, il risultato non è stato distorto dalla partecipazione di "elettori occasionali". Prova ne è anche il fatto che nessuno dei tre risultati di voto sugli oggetti "accessori" in votazione il 28 febbraio 2016 sarebbe cambiato in modo significativo se fossero andati alle urne solo gli elettori davvero interessati all’IA.

Un’elevata affluenza trascina anche gli elettori poco informati e scarsamente interessati agli oggetti che fanno da contorno al piatto forte. Ma con l’aiuto di tutte le scappatoie mentali possibili, spesso sembrano essere in grado di prendere una decisione (mediamente) ragionevole in base alle loro preferenze. Una maggiore affluenza significa dunque anche una maggiore legittimità.

Il Dr. Thomas Milic è collaboratore scientifico e docente incaricato presso l’Istituto di scienze politiche dell’Università di Zurigo. Egli è anche collaboratore di progetto presso il Centro per la democrazia di Aarau (ZDA).


Partecipazione di bambini e giovani nel contesto comunale: sfide e opportunità

07.05.2018

Rebecca Mörgen & Prof. Dr. Peter Rieker, Istituto di scienze dell'educazione, UZH

Negli ultimi anni le questioni relative alla partecipazione e al potere codecisionale dei bambini e dei giovani nei loro ambiti d'azione quotidiani hanno ricevuto un'attenzione sempre maggiore. Di conseguenza, negli ultimi anni a livello comunale sono stati creati sempre più comitati di partecipazione che permettono a bambini e giovani di familiarizzare con i processi democratici, metterli in pratica e in cui possono svolgere un ruolo attivo.


Nelle società costituite democraticamente si ritiene auspicabile coinvolgere le cittadine e i cittadini nelle questioni e nei processi decisionali che li riguardano. Ciò presuppone la possibilità di accesso alle risorse sociali e agli spazi pubblici, nonché la capacità di partecipare alla politica e alla società. In questo contesto, le questioni della partecipazione e del potere codecisionale dei bambini e dei giovani nei loro ambiti d'azione quotidiani hanno ricevuto un'attenzione crescente negli ultimi anni. Si spera che ciò consenta non solo di tener maggiormente conto dei desideri e delle esigenze dei giovani, ma anche dell’attitudine a una partecipazione democratica in una fase precoce. Di conseguenza negli ultimi anni, a livello comunale sono stati creati sempre più comitati di partecipazione che permettono a bambini e giovani di familiarizzare con i processi democratici, metterli in pratica e in cui possono svolgere un ruolo attivo. Al contempo, nei campi d'azione pedagogici si deve sempre tener conto del fatto che i processi di partecipazione sono caratterizzati da rapporti di disuguaglianza tra adulti, bambini e giovani: ciò può creare sfide, ma anche opportunità. Questo fatto diventa evidente soprattutto quando i bambini e gli adolescenti sono coinvolti nei processi elaborativi e decisionali relativi alle questioni che li riguardano.

Qui di seguito rivolgeremo la nostra attenzione alla questione della partecipazione dei bambini nel contesto comunale: in particolare, si vogliono trattare le attività dei Consigli dei bambini e del lavoro aperto di quartiere. Le argomentazioni si basano su un’analisi della partecipazione dei bambini e dei giovani in Svizzera condotta tra il 2012 e il 2014 dall’Istituto di scienze dell'educazione dell'Università di Zurigo per conto di UNICEF Svizzera [1].

Le possibilità nell’ambito del potere codecisionale e la questione della strutturazione da parte degli adulti
Il vivere in prima persona le opportunità di partecipazione e decisione è evidente soprattutto nei contesti locali. Melanie riferisce di un evento che ha organizzato nell’ambito del Consiglio dei bambini:

E poi ci è venuta l'idea di questo evento e, in seguito, servendoci di un brainstorming, abbiamo dapprima pensato al Consiglio dei bambini, a quali fossero i possibili ostacoli, a dove potevamo organizzare questo progetto, a quanti bambini avrebbero dovuto partecipare, a quanti e quali workshop prendere parte. Sì. […]. In seguito, abbiamo deciso chi si sarebbe occupato di quale workshop. Abbiamo anche preparato una tabella di marcia indicandovi gli orari delle pause e così via, nonché un elenco di materiali che ci servivano per i vari incarichi. (Melanie, 12 anni)

In questa descrizione la narratrice dà l’impressione di essere una co-organizzatrice competente e attiva di un evento che ha contribuito a programmare. Benché questa spiegazione mostri una struttura pensata da adulti, i bambini hanno comunque e chiaramente un ruolo principale. Il ruolo strutturante di un addetto alla parte socio-educativa che guida il Consiglio dei bambini nel comune diviene esplicito solo nelle descrizioni della sua amica Sabrina, che racconta che l'«idea principale» è dello specialista, ma che «noi potevamo decidere se eravamo d'accordo» (Sabrina). Tuttavia, va anche sottolineato che a volte questi processi di partecipazione presuppongono vari prerequisiti, prevedono una grande responsabilità e possono anche trasformarsi in un compito per cui non si è sufficientemente preparati: ad esempio, nel caso in cui si debba prendere una decisione importante in un breve lasso di tempo. In questo contesto, la strutturazione, le istruzioni e le decisioni da parte degli adulti si rivelano utili e sgravanti. Ai grandi viene attribuita un'importanza centrale, anche se non è sempre chiaro in che misura i bambini li percepiscano come persone che mettono in discussione la loro partecipazione attiva ai processi decisionali. Gli adulti vengono percepiti in modo meno ambivalente quando non si tratta di organizzare processi di partecipazione sotto forma di comitati per i quali sono responsabili gli specialisti dell'educazione: qui si parla piuttosto di piccoli progetti che i bambini realizzano, ad esempio, nel contesto del lavoro di quartiere.

Ho organizzato una festa in cui tutti indossavamo cappelli con Adelina, Layla e Dinorah. Abbiamo chiesto ad Amelie: possiamo organizzare qualcosa? Lei ha detto di sì. Poi noi abbiamo spiegato semplicemente di che cosa si tratta e abbiamo fatto una lista, una lunga lista con le settimane, per vedere quanto tempo avevamo. Certe cose le facciamo e basta. (Daniel, 10 anni)

Qui viene descritto un processo di pianificazione, decisione e realizzazione in gran parte attuato in modo indipendente dai bambini e in cui i bambini si considerano come coloro che hanno l'autorità decisionale, mentre gli adulti hanno semplicemente la funzione degli assistenti che devono, per esempio, garantire la fornitura delle risorse necessarie.

Nel complesso, la partecipazione dei bambini e dei giovani a livello comunale sembra essere caratterizzata da aspetti contraddittori. Da un lato, i bambini si cimentano in questi contesti come attori con potere codecisionale progettando e realizzando i propri progetti. Quindi, hanno la possibilità di sperimentare l'auto-efficacia e l'aumento delle proprie competenze. Dall’altro, alcuni di loro percepiscono che i professionisti pedagogici non si limitano ad assistere, ma assumono un ruolo strutturante e si sforzano di trasmettere conoscenze, competenze ed esperienze. Un equilibrio adeguato tra questi aspetti sembra essere particolarmente importante per evitare che i bambini e i giovani si sentano demotivati e delusi, e che crescendo s’impegnino sempre meno.

[1] Rieker, P./Mörgen, R./Schnitzer, A./Stroezel, H. (2016): Partizipation von Kindern und Jugendlichen. Formen, Bedingungen und Möglichkeiten der Mitwirkung und Mitbestimmung in der Schweiz ((Partecipazione dei bambini e giovani. Forme, condizioni e possibilità di una partecipazione e potere codecisionale in Svizzera)). Wiesbaden: Springer VS.


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